Ovvero: Una visione pessimista e drammatica di quello che è.
La paura è il viatico per il potere. Parole difficili e
ridondanti di una retorica che però sembra non essere lontana dalla realtà. Non
parlerò di una paura reale o presunta del Movimento 5 stelle, ma piuttosto mi
sembra di vedere un certo piacere da parte dei sostenitori del movimento di pensare
che gli altri siano terrorizzati da loro.
La retorica del leader urlante, il
dittatore immaginario lo ha definito un amico, è piena di intimidazione e paura
“ Stiamo arrivano –dice e chiama la campagna elettorale teunami, evento
disastroso e tragico - vi abbiamo circondati- si sente sceriffo, giudice,
giuria, voce e braccio del popolo stanco e con i maroni ridotti a frattaglie- adesso vi mandiamo a
casa tutti”.
Un rituale antico, un ritorno della storia: ecco Savonarola.
“Ecce Dictator” avranno pensato alcuni a guardare il vecchio comico genovese
andare in escandescenza sul palco. Invettiva, urla, parolacce e sputi: ecco
l’Italia che non né può più. La stessa Italia che non sopportò una vittoria
mutilata ed è proprio qui raggiungo il
centro del mio discorso, il parallelismo che va fatto per amore della
Repubblica.
Va così di moda Mussolini che quasi mi vien voglia di
pensare che lo stronzone, un modo
affettuoso e dolce per definire un dittatore, grazie alla comunicazione abbia ottenuto il suo più grande
risultato. Seppur con modi di parlare sguaiati, i motti di rivalsa di una
popolazione oppressa, la noia di molti e un po’ di qualunquismo riuscì lo
stesso a conquistare così tante persone che andò a Roma. Tutti si impaurirono
quando videro che i suoi, le camicie nere senza stelle (l’austerità è un vezzo
per vecchi) entrarono nelle città. “Arrendetevi, stiamo arrivando” tuonava il
camerata stanco di una vita senza niente, con la pancia vuota e un sacco di
pensieri. “Ma si cacciamoli tutti, seguiamo Lui che non è il nostro capo, ci
guida, conduce – lingua nostra bastarda - il Duce”, lo avranno pensato in
tanti, in troppi, fino a che tutti non la pensarono così.
“Beviamo il latte nostro, usiamo il nostro territorio, escludiamo
gli altri, i negri non sono Italiani” facezie prive di fondamento che all’epoca
svegliavano il cuore di molti: il sogno
del’autoarchia e dell’indipendenza energetica, un modo nuovo di parlare con il
popolo con le radio e i cine giornali. Piazze e folle gremite di gente che
odiava, urlava, inveiva e aggrediva chi era al potere. La rivoluzione
all’italiana, noi non abbiamo decapitato i Re, ci siamo limitati ad aspettare
che tutto finisse e poi abbiamo appeso il corpo del fantoccio a testa in giù in
piazzale Loreto.
Un fantoccio, certo qualcuno nelle mani di un altro è un
fantoccio, un pupo si dice qui a Palermo. Un’entità, con tonalità di
grigio tracciate da una mano inetta, che osserva e detta i movimenti. La
democrazia, dell’uomo grigio non ne
parliamo ma sia chiaro che non c’è niente di trasparente in Casaleggio, è fatta dalle persone.
Ci dicono, tornando a noi e chiudendo il ciclo delle strane
analogie, che hanno scelto i looro rappresentanti con il voto. Una preferenza
inviata con un clik, qualcuno ha fatto i conti: sembra che in molti collegi bastassero
cento voti, no diciamo click il voto è una cosa seria, per essere eletti. Il voto è la persona
che si presenta in un urna con un documento dello Stato e che in segreto esprime la sua preferenza.
Servizio Pubblico ha
preparato alcuni servizi sulle balle di Grillo, non dovremmo metterci a
discutere su questo: mi sembra chiaro
che non ci sia un vero programma. Insieme al wi-fi e agli stipendi dei
parlamentari ci sono: le scuole, le università, gli ospedali, la ricerca, le
strade, la polizia, i ministeri,
l’agricoltura, i rapporti internazionali, G8, G20, WTO e un sacco di infinite
altre cose.
Ed oltre a questa complicata faccenda del governare che in
qualche modo si risolverebbe, come si può affidare il Paese a delle persone che
accettano che il loro leader dica “Chi non la pensa come me fuori dai coglioni”. Lo abbiamo già fatto con Silvio e non mi stupirò se lo faremo con Grillo. E quindi mi chiedo: "Ma se Grillo non ha paura di cacciare le
persone, di gridare alle folle urlanti di essere in guerra contro tutto. Con
quelli come me e come tanti altri: Beppe Grillo che farebbe? Stai a vedere che diventiamo di nuovo un paese
in cui i treni arrivano in ritardo.
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